Rassegna Stampa COVID-19 #4

In questa ultima puntata di questa nostra serie ci addentriamo nelle strategie delle grandi potenze nazionali ed economiche in materia di politiche ambientali nel periodo post-pandemia. 

1- GLI STATI UNITI D'AMERICA

In questi ultimi giorni un articolo di Lisa Friedman, reporter ambientale del New York Times, ha accusato apertamente l'amministrazione Trump di utilizzare l'emergenza Coronavirus per allentare i vincoli ambientali per le grandi aziende.

Qui il link all'articolo (in inglese).

 

Il motivo dell'accusa risiede nella comunicazione rilasciata dall'EPA, l'Agenzia di Protezione Ambientale statunitense, che concede una maggiore discrezionalità nel rispetto dei vincoli ambientali. 

Dal sito EPA, la comunicazione è accessibile da qui

Le frasi del comunicato citate (e criticate) nell'articolo della Friedman.

Traducendo le frasi "incriminate" vediamo come l'EPA inviti le aziende ad agire responsabilmente, ma si impegni a non effettuare controlli ed a non elargire sanzioni per ridurre la pressione sulle imprese.

 

Il provvedimento nella sua interezza è disponibile qui e anche questo non viene risparmiato dalle critiche. In particolare vengono citati i passaggi in cui si afferma la deresponsabilizzazione dell'EPA a favore delle imprese. 

A sostegno della sua tesi Lisa Friedman riporta anche le affermazioni dell'ex direttrice dell'EPA Gina McCarthy, che critica fortemente il provvedimento, definendolo una "aperta licenza di inquinare" (da cui il meme che introduce il nostro articolo). Anche un'altra ex-dirigente EPA viene citata, Cynthia Giles, che si dice "esterrefatta" dalla notizia di un vero e proprio "taglio nazionale della regolamentazione ambientale".

 

Una pronta risposta è arrivata però dall'attuale direttore dell'EPA, Andrew R. Wheeler, di cui riportiamo il tweet.

Il direttore dell'EPA accusa il New York Times di divulgare fake news e definisce il suo provvedimento come la concessione di un "piccolo allentamento in un periodo di crisi".

 

Alla sua voce si aggiunge quella del portavoce EPA Andrea Woods, che afferma come la misura "valuterà caso per caso le inadempienze che verrano comunicate dalle aziende".

 

[Per approfondimenti ulteriori sulla questione rimandiamo all'articolo (in italiano) realizzato dal blog lifegate.it, che mettiamo a vostra disposizione qui]

2- LA CINA

La situazione è molto diversa in Cina, da cui sono reperibili minori notizie. Tuttavia un articolo dell'agenzia stampa brittanica Reuters riporta l'intenzione del governo di modificare il proprio programma di supervisione ambientale attraverso le parole del direttore dell'ufficio di controllo ecologico e ambientale, Cao Liping. L'articolo è disponibile (in inglese) qui.

 

A differenza degli Stati Uniti il governo cinese dichiara di non voler allentare i controlli, ma di voler modificarne le modalità. In particolare Cao Liping afferma che "la supervisione ambientale dovrebbe essere modulata a seconda dei bisogni pratici e della situazione economica e sociale" e aggiunge che "l'obiettivo dei controlli non è la chiusura delle aziende e la riduzione della produzione, ma incoraggiare le imprese ad adeguarsi agli standard".

 

Queste parole si traducono in un provvedimento che sospende le sanzioni per imprese che commettono "piccoli errori" e senza causare danni ambientali e che dilata discrezionalmente i tempi stabiliti per adeguarsi agli standard.

 

Inoltre viene dichiarato che il ministero dell'ambiente cinese utilizzerà questo periodo per sperimentare nuove misure di controllo high-tech.

 

Queste parole ci danno una misura di come sia cambiata la sensibilità del popolo cinese verso il tema ambientale, anche in termini meramente comunicativi (riportiamo sull'argomento un articolo dell'ISPI, l'Istituto Italiano sugli Studi Politici Internazionali); ma alle parole dovranno, come sempre, seguire i fatti.

3- LE COMPAGNIE AEREE

Concludiamo con un altro articolo del New York Times, scritto dai reporter Brad Plumer e Hiroko Tabuchi. Qui il link. 

 

Vengono qui riportate le parole di Benjamin Smith, CEO del gruppo Air France-KLM, che chiede di sospendere l'introduzione delle nuove tasse sul traffico aereo. A queste si aggiunge anche la dichiarazione della portavoce di Airlines4Europe, gruppo di 16 compagnie aeree, Jennifer Janzen, che lamenta "l'assenza di senso nell'intoduzione di nuove tasse, che graverebbero su compagnie aeree e passegeri".

 

Queste parole vengono criticate dai reporter che vedono in questa crisi un possibile pericolo di allentamento dei vincoli ambientali sul traffico aereo.

Infatti un'ulteriore problematica risiede nella crisi del petrolio, che ha portato all'abbassamento dei prezzi e potrebbe incentivare le aziende a disinvestire nella produzione di aerei meno inquinanti ed a perseverare nell'utilizzo di quelli odierni.

 

La lotta all'inquinamento derivante dal traffico aereo infatti era una delle più sentite prima della pandemia e si teme che le compagnie aeree possano sfruttare il momento per far compiere dei passi indietro in questo senso. 

 

Sul peso dell’inquinamento aereo rimandiamo al numero di marzo de "La Nuova Ecologia", mensile su temi ambientalisti associato a Legambiente.