Rassegna Stampa Covid-19 #1

Nota per il lettore:

Chi scrive non è uno scienziato! Per questo motivo si è tentato il più possibile di far parlare fonti autorevoli, sempre citate esplicitamente. Si è deciso di sintetizzare il contenuto del documento proposto per offrire al lettore un'informazione più semplice ed immediata. 

In questi giorni di quarantena proponiamo ai lettori una serie di articoli di approfondimento e riflessione sulle relazioni tra la crisi sanitaria odierna e la crisi ambientale. A questo primo articolo, che tratta degli effetti dell'inquinamento sulla diffusione del virus, ne seguiranno altri due: uno riguardo la relazione inversa, ossia gli effetti della diffusione del virus sull'inquinamento, e un altro sulle questioni legate a ciò che succederà al termine di questa crisi a livello di provvedimenti in materia ambientale.

GLI EFFETTI DELL'INQUINAMENTO SULLA DIFFUSIONE DEL VIRUS

1-IL DOCUMENTO DELLA SOCIETÀ MEDICA ITALIANA

Un recente position paper della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) ha indicato una correlazione tra la concentrazione di polveri sottili e la diffusione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione. (Qui il link al position paper)

 

[Ricordiamo che un position paper è un documento in cui nel mondo accademico si esprime un'opinione documentata attraverso studi scientifici. Non sono ancora stati pubblicati studi sulla questione - per ovvi motivi di tempo -, ma questo paper fornisce delle indicazioni chiare provenienti da fonti autorevoli: le università di Bologna e Bari e la SIMA]

 

A certificarne l’attendibilità vi è inoltre la citazione da parte di numerose e autorevoli testate giornalistiche, tra cui RepubblicaIl Sole 24 Ore e Il Fatto Quotidiano.

 

Proviamo a dare qui un'esposizione sintetica dello studio.

 

I ricercatori affermano come, parlando di virus in generale - e non del caso specifico del SARS-CoV-2 -, sia noto che le polveri sottili funzionino da vettore di trasporto per i virus, che si coagulerebbero al particolato atmosferico e verrebbero trasportati anche per lunghe distanze. Inoltre le particelle funzionerebbero anche da substrato per il virus, consentendo al virus di circolare per un tempo nell'ordine di ore o giorni.

 

A sostegno di questa tesi sono riportati due grafici realizzati per due studi sulla correlazione tra diffusione di virus e la concentrazione di PM10  e PM2,5 nell'aria.

 

1) 2010, Università di Taipei: correlazione tra concentrazione di PM10 e PM2.5 e diffusione dell'influenza aviaria in Asia. 

 

2) 2016, Università di medicina di Hangzhou:  confronto tra la percentuale di positività per mese al virus RSV (terza immagine dall'alto) e le concentrazioni di PM10 e PM2,5 per mese (prima immagine).

Il paper prosegue analizzando nello specifico il caso italiano, attraverso una serie di osservazioni statistiche. Di seguito i grafici realizzati dalle Università di Bologna e Bari, pubblicati nel documento.

 

Figura 1:  Nella realizzazione di questo grafico sono stati utilizzati i dati ARPA sui livelli di concentrazione del PM10 in aria, disponibili su base provinciale, e i dati della Protezione Civile sul numero di contagiati divisi per provincia.

Le province italiane sono state dunque divise in cinque classi (i cinque pallini sul grafico), in base al numero di contagiati per ciascuna provincia. Per ogni classe è stata calcolata la media del numero di sforamenti giornalieri del livello legale di PM10 rapportata al numero di centraline della provincia.

Ne risulta una dipendenza lineare ben osservabile dal grafico, che suggerisce una correlazione tra l'inquinamento dell'aria e la diffusione del virus. 

Figura 2: La mappa delle medie dei superamenti dei livelli limite di PM10 viene confrontata con le mappe della diffusione del virus in Italia.

Figura 3: Curve di espansione del virus dal giorno 1 (ovviamente diverso per ciascuna regione) nelle principali regione italiane.

Concludiamo la sintesi del documento con le conclusioni riportate dallo stesso:

 

"Si evidenzia come la specificità della velocità di incremento dei casi di contagio che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un’azione di carrier e di boost. Come già riportato in casi precedenti di elevata diffusione di infezione virale in relazione ad elevati livelli di contaminazione da particolato atmosferico, si suggerisce di tenere conto di questo contributo sollecitando misure restrittive di contenimento dell’inquinamento."

2-STUDIO DELLA UNIVERSITY OF MARYLAND

Un altro studio realizzato dalla University of Maryland si è focalizzato invece sulla correlazione tra le varie zone focolaio dell'epidemia, per investigare l'esistenza di particolari condizioni che favoriscano la diffusione del virus. Qui il link allo studio (in inglese): link.

 

Proponiamo qui un'infografica realizzata sulla base dei dati di questo studio dal Corriere della Sera. (Qui il link all'articolo del Corriere della Sera: link)

RIEPILOGO FONTI:

Fonte Link

Position Paper SIMA

 1

University of Maryland

 2

Corriere della Sera

 3