Nell’ultimo anno tutti i media hanno diffusamente parlato del tema dei cambiamenti climatici, tornato di attualità grazie a Greta Thunberg e agli attivisti di Fridays for Future.
Non tutti sanno però che anche le attività domestiche, ed in particolar modo gli impianti di refrigerazione e di condizionamento dell’aria, contribuiscono alla immissione in atmosfera dei gas ad effetto serra. Il fluido vettore (vecchi HCFC e nuovi HFC) che permette il funzionamento di questi elettrodomestici è infatti un gas inodore, incolore, non tossico e quindi apparentemente innocuo che però, se rilasciato in atmosfera, contribuisce in modo rilevante all’effetto serra.
È possibile ipotizzare che attualmente in Italia la quantità di Fgas (gas fluorurati ad effetto serra) presente sia di circa 100 mila tonnellate, con un potenziale di effetto serra pari ad oltre 250 milioni di tonnellate di CO2eq, pari al 50% circa del totale delle emissioni di gas serra annuali a livello nazionale. Per questo motivo è fondamentale il controllo e la gestione di queste sostanze e del loro recupero nel fine vita degli apparecchi e dei materiali che li contengono.
Ognuno di noi può fare la propria parte per contrastare questo insidioso fenomeno d’inquinamento. Come? Facendo in modo che impianti e apparecchiature siano installati correttamente, controllati nel funzionamento con cadenza periodica e, al termine del ciclo di vita, i gas refrigeranti contenuti siano conferiti ai centri di raccolta autorizzati, limitando così il più possibile il rilascio di queste sostanze in atmosfera, e soprattutto evitando quei comportamenti scorretti o illegali che si registrano purtroppo ancora troppo spesso negli interventi di gestione o manutenzione degli impianti.
Proprio per garantire la corretta gestione degli impianti la normativa di riferimento è stata recentemente aggiornata, con il nuovo DPR 146/18. Ma cosa prevede questo decreto? e soprattutto quali sono gli oneri previsti per i proprietari degli impianti?
Il DPR 146/18 obbliga chi possiede un impianto di climatizzazione con un quantitativo di gas refrigerante al suo interno in quantità pari o superiori a 5 tonnellate di CO2 equivalente a controllare periodicamente l'impianto per evitare perdite di refrigerante in ambiente. Queste verifiche periodiche devono essere effettuate da personale abilitato, che a seguito di un esame teorico e pratico viene appositamente certificato.
Ogni proprietario di un impianto di condizionamento è tenuto quindi a verificare se il proprio impianto deve essere controllato e con quale frequenza, in funzione del tipo e del quantitativo di gas utilizzato, proprio per evitare perdite inquinanti. Per chi non rispetta i requisiti di legge sono previste delle sanzioni:
- il proprietario dell’impianto che non ottempera agli obblighi di controllo delle perdite secondo le scadenze e le modalità previste, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000,00 euro a 15.000,00 euro.
- Il proprietario che si avvale di persone fisiche non in possesso del certificato nell’attività di recupero di gas fluorurati dalle predette apparecchiature, durante la loro riparazione e manutenzione, al fine di assicurarne il riciclaggio, la rigenerazione o la distribuzione, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000,00 euro a 100.000,00 euro.
Legambiente Seregno ti aiuta gratuitamente a capire se il tuo impianto di condizionamento è sottoposto alla nuova normativa e in caso di risposta positiva a conoscere la frequenza dei controlli.
Grazie alla partnership con aziende certificate possiamo inoltre fornire ai soci le attività di manutenzione e verifica dell’impianto di climatizzazione ad un prezzo convenzionato.